Madre omicida
di Alessandra Calabrese
La notte cala sulle finestre aperte,
cala sui passi di chi li muove ancora,
cala sugli abiti di chi li indossa fuori;
la notte cala sulle nostre menti...
la notte cala e la morte arriva.
Giunta da me a un metro e non più
si mostra florida ai miei occhi incerti.
Oltre quel rosso davanzale c’è un albero,
è suo,
sarà un anno, di più forse,
che lei ritocca quest’opera scialba,
con gran maestria ne ha soffiato le foglie,
con avarizia ne ha leccato la linfa,
e compiaciuta, ora, la guarda inclinata.
Di tanto in tanto un uccello vi riposa
e canta
preghiera di un°anima
a un’anima
su un sepolcro lontano,
solo
come la morte di chi visse
un’illusione di comunione.
La notte stupita precede il giorno:
credeva di averlo inseguito.
La morte ricalca le nostre orme
nate dal grembo del suo incedere,
madre della vita
omicida del nulla,
spietata
come una chioccia amorosa
presenza sempiterna e vaga,
scandisce il tempo
del nostro comprenderla,
poi, svelata, nuda
madre del nulla
omicida della vita,
si bea di un nuovo parto
nel dolore.
Dolore compagno di morte,
laceri senza colpire,
ferisci senza toccare,
inesistente tu
ma prodigo di essenza nelle tue creature,
offri il braccio alla morte
e fai mostra di lei
come vanità di un nuovo gioiello,
ma non ti accorgi che lei
è più potente di te
poiché morte
vive
e non essere
è.
Svelato tu:
nudo e ormai figlio suo,
lei procederà il suo ineguale incedere,
si befferà di noi
celandosi e mostrandosi
capricciosa; abile e furtiva
si insinuerà nelle nostre menti
penetrerà i sensi scavando
cunicoli eterni e segreti
così tanto che noi stessi faremo fatica a ritrovarli
quando un giorno, ripercorrendoli tutti,
riusciremo a strapparle via il velo,
e ancor prima di potercene vantare
lei gravida e pudica
si vendicherà partorendo.
Generosa, nuovamente velata la sua inconsistenza,
si mostrerà madre col suo bambino,
e molti potranno ammirare,
ognuno coi propri occhi,
poi come pittrice
avvezza a tali paesaggi,
ci dipingerà tutti su una tela,
tutti distanti,
e non poserà colore tra l`uno e l’altro,
affinché non sia possibile,
colmato il vuoto,
navigare lontano dalla solitudine.
In fondo alla tela dipingerà un albero
e un uccello che di tanto in tanto vi riposa
e canta
preghiera di un’anima
a un’anima
su un sepolcro lontano,
solo
come la morte di chi visse
un’illusione di comunione.